Tutti noi comprendiamo, usiamo, seguiamo il linguaggio del corpo. Ma, il più delle volte, lo ignoriamo o lo eseguiamo inconsciamente. Il corpo non mente, non ne ha bisogno e anzi, il suo scopo è proprio essere di facile comprensione.
Cominciamo dal principio: siamo, per classificazione scientifica, animali. Termine un po’ ampio, che restringeremo con mammiferi, ovvero le femmine della specie allattano i neonati, e infine primati, quindi animali molto intelligenti e dotati di dita opponibili, vista a colori, mascelle masticatorie e, cosa che più ci importa, CHE VIVONO IN GRUPPO (esiste una sola specie di primati, gli oranghi, che non formano gruppi veri e propri, la classica eccezione che conferma la regola). Per vivere in gruppo è necessario, per la sopravvivenza, la COMUNICAZIONE tra i membri: non esistono vertebrati che vivono in gruppo che non comunichino in qualche maniera con i propri simili. Senza poter spiegare agli altri quando si ha fame, quando si è stanchi, quando si è felici, quando si ha paura, il gruppo non può coesistere né andare avanti. Per questo, ogni specie ha codificato una serie ben precisa di gesti e comportamenti, che vanno sotto il nome generico di “linguaggio non verbale”, attraverso il quale ogni appartenente a quella precisa specie sa in modo ESATTO cosa l’altro individuo sta esprimendo, nel bene e nel male. Per fare un esempio, un cane giapponese e un cane messicano, se si incontrano, sanno perfettamente comunicare anche senza conoscersi: il movimento della coda, delle orecchie, il ringhiare o il fare le feste è un modo di comportarsi universale per qualsiasi cane.
Eppure anche tra gli animali di gruppo esiste la menzogna, l’adulazione e il rispetto finto. Ad esempio, in molti gruppi di animali – prendiamo i babbuini – solo il capobranco ha il diritto di accoppiarsi con le femmine. Gli altri maschi, anche se si sottomettono alla sua volontà, però, compiono spesso “tradimenti” con le sue compagne. La differenza è che gli esseri umani hanno un senso di etica per cui si ritiene che ingannare è negativo – anche se, purtroppo, è il contrario: chi sa mentire bene ha spesso più successo di chi è sempre sincero.
La nostra specie era abile a comunicare in modo gestuale qualche centinaio di migliaio di anni fa, quando non esistevano i linguaggi complessi e bisognava capire in pochi istanti se l’altro essere umano di fronte a noi era un nemico o un amico. Successivamente nacque la parola complessa, che sostituì, per la maggior parte dei discorsi, il linguaggio del corpo. (Nota: l’autore di questo articolo è Fabio Pandiscia)Ma questo esiste tuttora e tutti lo usiamo! Per lo stesso motivo di cui sopra – la vita in gruppo – la razza umana ha imparato, con la parola, a MENTIRE con una capacità sorprendente, tanto che in casi particolari – gli attori che recitano un ruolo preciso – è arduo per tutti capire se la persona sta dicendo la verità o no. Insomma, la parola si presta all’inganno con facilità: basta non dire la verità e l’altra persona, se non ha assistito al fatto, può credere senza esitazione a ciò che le viene raccontato.
D’altra parte, anche se la parola si manipola subito, con il corpo NON VALE AFFATTO! Per centinaia di migliaia di anni il corpo ha detto la verità, perché da questo dipendeva la sopravvivenza del singolo e, a lungo andare, della specie e non bastano poche migliaia di anni di “parole e linguaggio” per cancellarne gli effetti.
Insomma, anche i più bravi bugiardi si tradiscono e comunicano la verità, ma non lo fanno a parole né in modo volontario: lo fanno con il corpo. Ma il linguaggio del corpo non ha come scopo solo quello di scoprire i bugiardi, possiamo usarlo per tanti fini molto più interessanti, cioè i motivi per cui è nato: la comunicazione efficace.
Il nostro corpo infatti, ci piaccia o meno, rivela SEMPRE, sia quando qualcosa ci piace, sia quando la detestiamo. Ignora senza problemi il bon
ton, la buona educazione e le regole del quieto vivere, “dicendo”, nel suo linguaggio schietto e privo di parole, cosa pensa in qualsiasi situazione. È risaputo che la comunicazione non verbale pesa per il 93% all’interno di un colloquio, mentre il verbale è solo il 7%: non importa COSA si dice, ma COME lo si dice!Se non siete convinti, pensate a una frase come “passami il sale per favore” detto digrignando i denti e con le sopracciglia abbassate. Suonerà molto peggio di “passamelo subito” richiesto con un ampio sorriso e con i palmi tesi a riceverlo. Eppure la prima frase è formalmente molto più gentile della prima. È ora di imparare il modo corretto in cui le persone comunicano, e soprattutto MENTONO.
A questo punto ci sembra doverosa una premessa: cosa volete fare una volta imparato a comprendere gli altri? Smascherarli sempre? Evitare gli inganni? Diventare inquisitori? La scelta è vostra. Noi, come comunicatori esperti, possiamo dirvi che la prima e l’ultima scelta sono molto pericolose. Una volta imparato come fanno gli altri a mentire potremmo renderci conto che pressoché tutti mentono. Ma non è sempre facile capire il perché: a volte capiamo l’emozione del nostro interlocutore ma fraintendiamo completamente la ragione di questa emozione. Facciamo un esempio.
ERRORE DI OTELLO
Prendiamo a prestito dal dottor Paul Ekman questo principio. Otello, nella tragedia scritta da Shakespeare, uccise l’amata Desdemona per
gelosia, convinto che la tradisse con Cassio. Otello va da lei con l’intenzione di ucciderla. Lei gli chiede di parlare con Cassio per testimoniare la sua innocenza, ma Otello replica di averlo già ucciso. A quel punto lei piange disperata per tutta la faccenda, ma lui equivoca e attribuisce il pianto alla morte di Cassio, suo presunto amante. L’emozione di disperazione di Desdemona era corretta, e Otello aveva capito bene.Ma il MOTIVO del pianto era del tutto sbagliato. Spesso ci facciamo fuorviare dall’intuito e dalle emozioni. Ma per quanto possiamo essere precisi nel definire l’emozione altrui nei dettagli non possiamo leggere nella mente! Per non cadere nell’errore di Otello è bene ricordarlo.